
E valuta le differenze. Tre parole belle, importanti che hanno un piccolo suffisso comune. A volte un po’ abusate, sovente usate come sinonimi nel design, hanno in realtà una natura e una sostanza molto diversa.
Nella progettazione collaborazione, coinvolgimento e codesign dichiarano che il designer non è solo nel processo di design, ma insieme ad altri nella definizione di scelte, idee, di elementi.
Sembra banale, ma in italiano abbiamo un suffisso CO- in grado di fare la differenza nel mestiere di designer. Quel CO– dalla radice latina CUM, dice una cosa semplice: lavorare, coinvolgere, progettare può essere fatto insieme agli altri con differenti gradi di interazione e di responsabilità finali. Vediamoli in pratica.
Collaborazione
Contempla un ruolo attivo e una presenza costante, che possono essere più o meno operativi. Le persone interne vengono coinvolte in alcune decisioni, vengono tenute sempre aggiornate e possono contribuire ad alcuni passaggi del progetto.
Coinvolgimento
Può essere più o meno passivo. Le persone vengono coinvolte per essere ascoltate, osservate, informate di quanto accade nel processo. Tutti possono essere coinvolti: top management, lo staff interno, i portatori di interesse (es. i sindacati) e coloro che usufruiscono del servizio.
Codesign o Coprogettazione
Rappresenta il ruolo più concretamente attivo delle persone nella direzione, nelle scelte e negli elementi del progetto. Il codesign pervade il processo e nella sua applicazione più compiuta coinvolge le persone dall’inizio alla fine. In altre parole, non si fa codesign di singole parti, si fa codesign e basta.
Nei progetti all’insegna dello human centered design partecipano attori differenti che possono essere presenti dall’inizio alla fine o solo in determinate fasi.
Chi coinvolgiamo?
Chiunque sia portatore di qualche interesse. I top manager, i team dedicati (prodotto, marketing, customer care, legale, logistica, etc.), gli esperti dell’ambito, i fornitori, i distributori, e poi naturalmente i clienti e gli utenti diretti e indiretti.

Tutte queste persone hanno spazi e tempi definiti nel processo e tempi che possono essere reiterati nel corso, ma non confusi. Con le persone interne all’organizzazione possiamo collaborare o co-progettare, i clienti / utenti li coinvolgiamo nel design per comprenderne l’universo di riferimento, i bisogni e le aspettative ma poi, saremo noi a tradurlo in soluzioni.
Comprendi
Con i manager e con il resto dell’organizzazione possiamo definire la visione del progetto, i limiti e il perimetro. Facciamo codesign perché li accompagniamo verso scelte molto precise.
Il vertice valuta se farsi carico di questa responsabilità da solo o se allargare l’attività ai collaboratori interni.
Sempre nella prima fase il designer esplora lo stato dell’arte dell’oggetto di progettazione: come funziona oggi? Quali sono i limiti? Quali le difficoltà? Cosa fanno i competitor? Questa attività prevede la collaborazione e il coinvolgimento delle persone interne all’organizzazione e/o strettamente coinvolte nel prodotto (ad esempio call center esterno). Qui non possiamo parlare di codesign, ma solo di modalità e strumenti che coinvolgano le persone e le portino a collaborare a far emergere conoscenza.
Empatizza
Nella fase di empatizzazione il designer raccoglie dati e informazioni da chi usufruisce e da chi è coinvolto nel servizio. Dobbiamo parlare necessariamente di coinvolgimento delle persone nel design.
Definisci
Il terzo step trasforma i dati raccolti in strumenti di sintesi, mette ordine e assegna un peso a quanto fotografato nella realtà. Qui possiamo collaborare con il personale interno, ma è possibile disegnare insieme personas, scenari, customer journey map e service blueprint.
In accordo con la strategia iniziale il designer interagisce con le persone interne a differenti livelli.
Idea
La fase di ideazione può essere collaborativa, nel senso che possono essere condivisi e raffinati aspetti insieme allo staff interno, ma può anche diventare uno dei momenti più importanti di codesign. Insieme viene disegnato il servizio, lo strumento, il prodotto e tutti i suoi componenti.
I risultati prodotti, ad esempio, un numero consistente di idee può essere filtrato attraverso un approccio collaborativo, insieme in maniera guida si decide le priorità.
Prototipa e testa
Nella fase di prototipazione e test il personale interno all’organizzazione può disegnare il prototipo in codesign e testarlo con i clienti che saranno così coinvolti nel processo.
Condividi e narra
L’ultimo passaggio è quello della condivisione interna del progetto e del suo processo. Qui è possibile ideare le modalità più efficaci affinché siano coinvolti tutto il resto degli attori (top management, staff, unit dedicate, fornitori, distributori, et.) con una modalità utile e adeguata ad ogni profilo. Questa è una fruizione passiva di quanto avvenuto e dunque possiamo parlare di coinvolgimento.

Scelte strategiche
Se si sposa tale architettura relazionale rispetto ai possibili livelli di interazione con le differenti persone diventa più facile stabilire ogni volta la strategia più proficua.
Sono davanti ad un progetto che permette di mettere in atto una collaborazione radicale, un codesign consistente o solo un buon coinvolgimento? Che forma presenta l’organizzazione con la quale mi sto misurando? Quale grado di consapevolezza hanno o possono avere i vertici? Quanto sono esperti di collaborazione o codesign i team direttamente coinvolti?
Tutto questo vale sia da consulente esterno che come designer interno all’organizzazione.
A volte è necessario fare un passo indietro e offrire forme di coinvolgimento più meno impegnative per i partecipanti, funziona meglio e permette di prepararli per la volta successiva.
Non si può andare da zero a cento in una sola volta, né fare incursioni one shot. Coinvolgere le persone tutte nel design è strategico e presuppone strategia. Come direbbe mio marito con un detto argentino “non è soffiare e fare bottiglie”. Allora rimbocchiamo da subito le maniche per il prossimo progetto collaborativo, di coinvolgimento e di co-progettazione qualunque forma possa e debba prendere.
Continua a surfare qui:
La collaborazione si fa manifesto
Radical collaboration: un manuale per il design collaborativo (post)
Radical collaboration (libro su UXU edizioni)