
Mentre scrivevo questo articolo sono incappata nel post di Filippo Giustini che rifletteva sulle parole di Ida Persson sul ruolo futuro del designer: “A un certo punto, se progetti da abbastanza tempo, smetti di chiederti “Cosa posso creare?” e inizi a chiederti “Che impatto sto lasciando?” È un passaggio silenzioso, ma profondo.
Uno spostamento di sguardo che cambia tutto, aggiunge Filippo, lo ho trovato dirimente. Il designer che non ha più bisogno di creare, ma solo di connettere, proteggere, rigenerare. In altre parole generare impatto su sistemi sempre più complessi e affaticanti.
La piega che ha preso da tempo il design del “tutto e subito” a scapito di indispensabili iniziali domande mi ha reso ancora più convinta che la prima fase dei progetti sia sensemaking: deve fornire il senso non solo degli obiettivi oggettivi, ma soprattutto dell’IMPATTO che andranno a generare.
È in questo momento in porsi domande potenti sul cambiamento che si vuole innescare: nell’organizzazione, nelle persone, nella comunità, nei processi, nei comportamenti, in chi ha il potere e chi non ha voce, nel pianeta.
In questa fase il design collaborativo, condotto insieme ai committenti, risulta un passaggio chiave. É qui che si genera quel cambio di prospettiva a cui faceva riferimento Filippo:
DA “Cosa volete ottenere?” A “Quale impatto volete generare?”
“Su chi state agendo e con quali conseguenze positive o negative” e ancora: “Chi/cosa volete diventino i destinatari del progetto tra 5 cinque anni?”
Tra i responsabili c’è chi accoglie di buon grado queste domande e chi storce un po’ il naso, ma è qui che si misura la capacità di visione e la consapevolezza del cambiamento che si sta attivando.
Cosa vuoi realizzare, veramente?
Sto progettando una app o sto cambiamento i comportamenti e un pezzetto di vita di alcuni?
Sto ridisegnando un processo di acquisto o sto redistribuendo il tempo delle persone?
Sto sviluppando dei consultori o sto immaginando il futuro delle ragazze in Africa?
Bisogna spostare l’inquadratura: dagli oggetti/strumenti al cambiamento, all’impatto e agli effetti che il progetto innescherà.
Il cambiamento è alla base del design centrato sulle persone, qualsiasi cosa si progetti presuppone un’inevitabile trasformazione sociale in grado di impattare su persone, comunità, interessi, in maniera più o meno irreversibile.
Ognuna delle grandi innovazioni degli ultimi 50 anni ha stravolto i modelli comportamentali di tutti noi. Dunque non si può iniziare un progetto senza chiedersi cosa andrà a modificare, su cosa e chi andrà a impattare, come cambierà nelle persone e nei loro modelli.
Non possiamo più agire senza considerare tutti i futuri possibili.
È importante ritagliare il tempo per lavorare accanto a chi ha la responsabilità del progetto per definire attentamente il perimetro di azione. Lo facciamo in maniera aperta e collaborativa sfruttando i principi della Theory of Change (ToC).
La Theory of Change
La ToC o Teoria del Cambiamento è un approccio strategico che aiuta a definire ed analizzare la trasformazione che si vuole innescare. In una mappa da compilare in sessioni generative andremo a definire dal macro al micro attraverso passi logici e interconnessi.
È una mappa strategica che descrive come e perché un certo cambiamento dovrebbe avvenire in un determinato contesto.
Identifica:
- Il problema di partenza
- L’impatto ovvero l’effetti a lungo termine
- Gli input, le attività che produrranno questi risultati
- Gli output, i risultati immediati che possiamo ottenere
- Gli outcome, i cambiamenti a medio termine che ci porteranno a generare l’impatto desiderato
- Le ipotesi o assunti sottostanti che collegano questi elementi
Ognuno di questi componenti è strettamente connesso agli altri: se facciamo accadere X, allora succederà Y e questo porterà a Z.
Le domande che sottostanno sono dirette e concrete: quale è il cuore del problema che dobbiamo risolvere? quale impatto vogliamo generare da qui a 5 anni? Che cosa dobbiamo iniziare a cambiare da domani? Che cosa possiamo possiamo fare per in condizione le persone di cambiare i comportamenti da domani? Che cosa ci aspettiamo che le azioni che mettiamo in campo cambino i comportamenti delle persone? Questi cambio di comportamento cosa può generare? Cosa immaginiamo che succeda mettendo in campo questi presupposti?
Facciamo un esempio concreto.
Problema: le persone nella nostra organizzazione lavorano a silos con interazioni a cascata.
Impatto: vogliamo cambiare il modello e fare collaborare le persone in maniera continuativa e iterativa durante tutto il processo.
Outcome: per questo dobbiamo mettere in condizione i team di comunicare meglio
Output: per permettere alle persone di comunicare meglio dobbiamo lavorare sul valorizzare e fare conoscere le capacità di ognuno
Input: per farle conoscere in maniera oltre il ruolo che rivestono faremo un percorso di codesign generativo su un tema che li riguarda da vicino. Verranno condotti 5 workshop da 4 ore da replicare in 2 modalità.
Assunti:
- Le attività di codesign generativo creeranno un ambiente sicuro dove le persone si sentiranno a proprio agio nel condividere le proprie capacità oltre il ruolo formale
- I partecipanti hanno capacità e competenze che attualmente non sono visibili o valorizzate nell’organizzazione
- La scelta di un tema rilevante per i partecipanti aumenterà la loro motivazione a partecipare attivamente e condividere
- I partecipanti hanno il tempo e la disponibilità per metabolizzare il cambiamento.
I vantaggi nell’adozione della ToC
Quando si tratta di coinvolgere persone che devono cambiare punto di vista e comportamento, la Theory of Change offre diversi vantaggi fondamentali:
1. Chiarezza e trasparenza
Rende esplicito il percorso di cambiamento, permettendo a tutti i partecipanti di comprendere non solo il “cosa” ma anche il “perché” e il “come” del cambiamento proposto.
2. Creazione di significato condiviso
Coinvolgendo i portatori d’interesse nella formulazione della ToC, si crea un significato condiviso e un senso di appartenenza verso il processo di cambiamento.
3. Identificazione dei presupposti
Porta alla luce le assunzioni implicite, permettendo di discuterle apertamente e di verificare se sono condivise tra i vari attori.
4. Approccio partecipativo
Quando sviluppata in modo collaborativo, diventa uno strumento potente per:
- Dare voce a diverse prospettive
- Integrare conoscenze ed esperienze variegate
- Costruire consenso su obiettivi e metodi
5. Apprendimento continuo
Offre una struttura per monitorare i progressi e adattare le strategie, trasformando anche gli insuccessi in opportunità di apprendimento collettivo.
6. Motivazione e riduzione della resistenza
Quando le persone comprendono il quadro completo e il loro ruolo all’interno di esso, tendono a essere più motivate e meno resistenti al cambiamento.
Applicazione pratica nei processi di cambiamento
Per usare efficacemente la ToC nei processi che richiedono un cambiamento di mentalità e comportamento:
- Coinvolgere i partecipanti fin dall’inizio nella definizione dell’obiettivo desiderato
- Facilitare conversazioni aperte sulle barriere percepite e sulle condizioni abilitanti
- Mappare collettivamente i percorsi di cambiamento possibili
- Identificare e discutere assunzioni e opinioni divergenti
- Creare opportunità regolari per riflettere sui progressi e riadattare l’approccio
La Theory of Change non è solo uno strumento di pianificazione, ma un potente catalizzatore di collaborazione e apprendimento collettivo. Trasforma il cambiamento da un processo imposto dall’alto a un viaggio condiviso, in cui le persone non sono semplici destinatari ma co-creatori attivi del futuro desiderato.
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Riferimenti
I libri
- Theory of Change: A Practical Tool for Action, Results and Learning di Annie E. Casey Foundation
- Making Theories of Change Explicit di Huey Chen
- The Community Builder’s Approach to Theory of Change: A Practical Guide to Theory Development di Andrea Anderson
- Developmental Evaluation: Applying Complexity Concepts to Enhance Innovation and Use di Michael Quinn Patton
- Getting to Maybe: How the World is Changed di Frances Westley, Brenda Zimmerman e Michael Quinn Patton
Gli articoli
- What is Theory of Change? Center for Theory of Change: https://www.theoryofchange.org/what-is-theory-of-change/
- Theory of Change: A Practical Tool for Action, Results and Learning ActKnowledge: https://www.aecf.org/resources/theory-of-change
- Theory of Change: The Beginners Guide di DIY Toolkit: https://diytoolkit.org/tools/theory-of-change/
- Creating Theories of Change di Better Evaluation: https://www.betterevaluation.org/en/rainbow_framework/define/develop_programme_theory
- Using Theory of Change to design and evaluate complex interventions. Innovation for Poverty Action: https://www.poverty-action.org/publication/using-theory-change
Video
- Theory of Change Basics di ActKnowledge: https://www.youtube.com/watch?v=BJDN0cpxJv4
- Theory of Change: It’s Easier Than You Think di Development Impact and You: https://www.youtube.com/watch?v=6zRre_gB6A4
- Introduction to Theory of Change di Better Evaluation: https://www.youtube.com/watch?v=dpb4AGT684U
- What is Theory of Change? di The Center for Theory of Change: https://www.youtube.com/watch?v=dtOT9ycPosY
- Theory of Change Methodology di American Evaluation Association: https://www.youtube.com/watch?v=FWg1qj5tRFI
Strumenti online
- DIY Toolkit – Theory of Change Canvas: https://diytoolkit.org/tools/theory-of-change/
- Center for Theory of Change – Online Tool: https://www.theoryofchange.org/toco-software/
- Kumu – Piattaforma per visualizzare Theory of Change: https://kumu.io
Workshop e webinar
- Webinar gratuiti organizzati dal Center for Theory of Change: https://www.theoryofchange.org/events/
- Corsi online di Better Evaluation sulla valutazione e ToC: https://www.betterevaluation.org/en/evaluation-options/theoryofchangetraining