Una geografia della facilitazione: tra ruoli, competenze e metafore

Geografia della facilitazione

Che ruolo assumi quando lavori con un gruppo? Quando si tratta di guidare un gruppo verso un cambiamento reale esistono molti termini che possiamo utilizzare: formatore, docente, facilitatore, designer o moderatore.

 Ogni ruolo ha responsabilità e obiettivi ben definiti in cui qualche sovrapposizione appare inevitabile. Se lavori con i gruppi indosserai sicuramente differenti cappelli che cambi sugli scenari. È chiave, dunque, evidenziare in maniera molto definita ciò che si vuole raggiungere considerando le persone, lo scenario e i limiti da valutare. Ma vediamo in pratica i profili del facilitatore/trice che  assumi nel lavoro con i gruppi.

il facilitatore è un idraulicoSe faciliti i processi

Ti concentri sulla gestione del processo e della dinamica di gruppo, assicurandoti che tutti i membri possano partecipare e contribuire efficacemente. Non intervieni sui contenuti ma curi il metodo di lavoro. Coinvolgi il gruppo nel far emergere la situazione visibile e invisibile per identificare i punti nevralgici. Stabiliti i nodi accompagni il gruppo verso un nuovo modello, definito dai partecipanti stessi.

Il facilitatore dei processi è neutrale, può conoscere,  non è necessariamente esperto delle meccaniche. Quando rivesto questo ruolo mi immagino come un IDRAULICO che studia il sistema per capirne i punti di connessione, blocco e le soluzioni per migliorarlo.

Il facilitatore è un misterSe faciliti l’apprendimento

Specializzato in contesti formativi ed educativi, aiuti i gruppi ad acquisire nuove competenze e conoscenze attraverso metodologie partecipative. Non agisci in maniera automatica e unidirezionale ma porti le persone a scoprire la regola, a sperimentarla per permettere loro di metabolizzarla.

Il/la facilitatore/trice dell’apprendimento è esperto dell’argomento, guida con un approccio autorevole grazie alla sua competenza in materia. Per usare una metafora è il MISTER che insegna tecniche e approcci, che sviluppa la strategia che porta gli allievi ad un livello superiore.

il facilitatore è un diplomaticoSe faciliti i conflitti

Esperto nella mediazione e la gestione dei conflitti, aiuti i gruppi a superare divergenze e tensioni per raggiungere soluzioni condivise.  Utilizzi tecniche e strumenti ben definiti per portare i conflitti in superficie, spesso seppelliti, stratificati e annidati nel tempo, ne evidenzia le cause profonde e cerca di disinnescarle, ove possibile. Come afferma Arnold Mindell il primo passo per la guarigione è la consapevolezza della malattia e questo si impegna a fare il facilitatore di conflitti: a far emergere e a mostrare.
Il tuo mestiere-metafora? Il DIPLOMATICO che ascolta e fa emergere le motivazioni profonde per capirle e disinnescarle.

il facilitatore è un pilotaSe faciliti il design

Lavori sulla progettazione e sul design di specifici strumenti. La tua facilitazione è orientata ad un prodotto (output concreto)  senza il quale il tuo ruolo perderebbe di senso. Come designer accompagni il gruppo verso decisioni che elaborano artefatti (strumento, funzionalità, contenuto, segno grafico, identità visiva) progettati passo passo insieme, sui bisogni e le aspettative dei partecipanti.
Il facilitatore/trice designer conosce l’argomento e non è mai neutrale in quanto porta la propria expertise. Potremmo affermare che non accompagna i partecipanti, ma, piuttosto li guida attraverso gli elementi. Per questo il mestiere-metafora è quello del PILOTA che conduce in maniera sapiente prendendosi la responsabilità di equipaggio e passeggeri nel trasferirli altrove. Accompagna, si fa carico, ma resta nella cabina a governare tutti gli strumenti necessari.

il facilitatore è un magazziniereSe faciliti le organizzazioni

Operi in ambito aziendale per migliorare processi, comunicazione e collaborazione tra team e dipartimenti. Qui la conoscenza del sistema è indispensabile: come facilitatore/trice agisci per ridisegnare il sistema dal suo interno insieme alle persone con l’obiettivo di restituire un nuovo modello. Il tuo impegno, nella  facilitazione organizzativa, si conclude con un output, la mappatura o il redesign di un sistema esistente.
L’immagine esplicativa può essere quella del MAGAZZINIERE che accoglie merci e oggetti in entrata, li ripone in ordine secondo criteri definiti, ognuno al suo posto per rispettare una logica chiara, diretta, a misura delle persone coinvolte.

il facilitatore è un giardiniereSe facilitati le comunità

Lavori con gruppi territoriali e di cittadini per promuovere partecipazione, coesione sociale e progetti condivisi. La tua conoscenza dei temi e del territorio può essere relativa, l’estraneità alla comunità di riferimento è opportuna per assicurare una visione fresca e neutrale. Qui l’output può esserci come non esserci: possiamo stabilire insieme alla comunità la destinazione di un immobile ma possiamo anche solo far comunicare le persone di un quartiere difficile.
La metafora del mestiere-tipo può essere quella del GIARDINIERE che aspetta, osserva, lascia che ogni pianta prenda il proprio tempo.

Il facilitatore è strumentista di sala operatoriaSe facilitati gli strumenti

Specializzato nella gestione di gruppi e processi collaborativi lavori utilizzando strumenti come il digitale in maniera prioritaria. Le piattaforme e gli strumenti digitali hanno un doppio ruolo, da un lato supportano il processo collaborativo, dall’altro vengono insegnati come strumenti per migliorare il lavoro quotidiano. L’output è la misurazione dell’expertise dei partecipanti riguardo l’utilizzo degli oggetti trasmessi che cambiano il modus operandi quotidiano.
Il tuo mestiere-immagine è quello dello STRUMENTISTA DI SALA OPERATORIO che prepara la sala, gli strumenti e i materiali e durante le operazioni, consegna gli strumenti ai chirurghi e alle chirurghe. Ma ti occupi anche della manutenzione dell’attrezzatura, di accogliere e sostenere i e le pazienti in ogni momento.

Il facilitatore è direttore d'orchestraSe faciliti il cambiamento

Usi tecniche di creatività e innovazione per stimolare il pensiero laterale e la generazione di nuove idee nel gruppo. Non produrrai necessariamente un output perché l’esperienza è nel processo che metti in campo. La tua attenzione, infatti, è sulle dinamiche di gruppo e sull’efficienza del processo.
Come facilitatore del cambiamento non deve essere necessariamente esperto dello scenario. Il mestiere-metafora potrebbe essere quello del DIRETTORE D’ORCHESTRA che si muove tra orchestrazione capillare e bellezza della creatività artistica.

Il facilitatore è etnografoSe faciliti come moderatore/trice

Il tuo impegno da moderatore/trice è centrale in discussioni, dibattiti o panel. Garantisci che la conversazione rimanga in carreggiata, equamente rappresentata nei suoi diversi punti di vista. Il moderatore/trice è sempre neutrale, assicura che il dialogo scorra in maniera equilibrata e senza intoppi. Ti concentri su una discussione simmetrica e imparziale. Presti particolare attenzione alla gestione del tempo, alla formulazione delle domande e al disinnesco dei conflitti. È un ruolo da supervisore neutrale, di gestore della conversazione e di guardiano del tempo. Non prevede output perché sei sempre concentrato sul processo.
Il tuo mestiere metafora è quello dell’ETNOGRAFO che osserva, studia e permette a tutti di intervenire in maniera libera ed equilibrata.

 

Cambiare cappello

Chi lavora con i gruppi è portato naturalmente a indossare differenti cappelli, il ruolo e il contributo dipendono dallo scenario e dalle esigenze raccolte nella fase iniziale. Comprendere i differenti pianeti della facilitazione aiuta tutti: chi gestisce i gruppi ma anche chi  l’organizzazione che ne ha bisogno. Quando, infatti, come aziende si hanno chiare le differenze tra formatore/trice, designer, facilitatore/trice di comunità o  moderatore/trice diventa più facile individuare la persona giusta per la sfida da affrontare.  Che si abbia bisogno di apprendere una nuova competenza, migliorare le dinamiche di un team o garantire una discussione equilibrata, riconoscere di chi si ha bisogno assicura che gli obiettivi vengano raggiunti con maggiore successo.

Gli obiettivi sono fondamentali e interpretare i bisogni e le aspettative di chi ci coinvolge una necessità. Aiuta a rendere le cose più chiare e dirette: come quando ti viene chiesto di formare un team ma poi, in realtà, si aspira alla creazione di un nuovo modello. Vieni ingaggiato/a per trasformare un team per poi accorgerti, tuo malgrado, che è necessario far emergere ancora molto non-detto. Capita.

Per questo motivo il ruolo con il quale ti presenti al gruppo è così significativo: è parte della strategia che metterai in campo per trasformare quelle persone dal primo incontro al saluto finale.

I partecipanti, infine, hanno bisogno di certezze: sei lì per trasferire conoscenza? Per ascoltare? Per connettere? Per fare sperimentare? Per portarli altrove? Sanno che sei esperto/a o apprezzano la tua assoluta neutralità sulla materia?
Allora qualsiasi ruolo tu rivesta sono due le costanti da mettere in campo: onestà intellettuale e fiducia da conquistare. Senza queste due componenti resta l’esercizio di stile, ben fatto, sorprendente, ma solo fine a se stesso.

Piccolo esercizio.

Prova a valutare come ti relazioni ai gruppi nel tuo lavoro quotidiano, non importa che tu sia un facilitatore/trice di professione, un/una manager, docente o consulente aziendale.

Come si dispiega il tuo lavoro?
Prova a chiederti: cosa, delle riflessioni che ho letto sopra, metto in campo o, invece, non ho mai preso in considerazione? Perché?

Ecco la mia personale riflessione a riguardo.

Sono una facilitatrice profondamente empatica, orientata agli output (non posso farne a meno!), quando formo, ma anche quando lavoro per le comunità, che sia micro o macro, reale o simbolico restituirò sempre un artefatto. Amo la sfida dell’essere inesperta sul tema perché so che ne uscirò sempre arricchita. Mi butto senza rete se l’argomento mi appassiona e adoro lavorare per le comunità, per i processi, per la creatività e il cambiamento. Vorrei ascoltare solo coloro che non hanno mai avuto voce. Guido, quando necessario, non sono sempre neutrale, non sarò mai moderatrice, sempre meno designer in senso tradizionale e affascinata, ma digiuna, della facilitazione dei conflitti. Chissà che il 2025 mi veda come mediatrice in erba 🙂

Questa è la mia personale geografia di facilitatrice. Questa summa, mai definitiva, è il prodotto delle cose che ho fatto, che ho vissuto, delle persone che ho incontrato. Oggi è così, negli anni rifletterò per capire, ogni volta, il posto che occupo nell’universo della facilitazione.
Spero che per te, che leggi questo post, possa essere lo stesso. Fammi sapere.

————-

Continua a leggere, guardare, ascoltare (e non ti fermare mai 🙂

33 funamboliche storie di facilitazione
Racconti di chi lavora con i gruppi in qualsiasi ambito.

Funambolica
Le interviste a t tu per tu con gli esperti della facilitazione.

Il prossimo post ti arriva diretto

Accetto la privacy policy