I riti rivelano la cultura della nostra organizzazione

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I riti e i rituali hanno un ruolo fondamentale all’interno delle organizzazioni perché rinnovano e riconfermano gli equilibri esistenti, ma soprattutto veicolano il cambiamento attraverso un sistema di coinvolgimento collettivo e di consenso. Elementi più che mai necessari in un momento di profonda trasformazione delle aziende e dei loro modelli di lavoro.

I rituali nelle culture

Lo studio dei rituali affonda le sue radici nella sociologia e nell’antropologia, Emile Durkheim (1961) spiega come la creazione del consenso sociale di massa passi attraverso riti e cerimonie religiose.

Arnold Van Gennep (1960) divergendo da Durkheim, vide lo scopo di questi riti non semplicemente nel mantenimento del consenso tra i membri della società, ma nel definire il passaggio degli individui da un ruolo sociale a un altro.

In antropologia il rituale è qualcosa che:

I rituali nelle organizzazioni

In generale i rituali sono strutturati per promuovere stabilità o cambiamento e, più specificamente, per consentire a individui o gruppi di passare da un ruolo organizzativo all’altro, con l’obiettivo di mantenere lo stato organizzativo o di costruire solidarietà all’interno dell’organizzazione.

Questi obiettivi possono condurre a risultati differenti che dipendono dalla capacità di costruire significati, valori e attitudini sociali in quelli che, altrimenti, rischierebbero di essere sistemi relazionali nebulosi e ambigui.

Gli eventi rituali possono avere origine tra i membri di un gruppo, all’interno di un team consolidato o possono essere veicolati dal vertice a tutti i dipendenti, tutti contribuiscono a costruire significati fondanti e/o di transizione. Ecco allora che all’interno di un’organizzazione possiamo avere differenti tipologie di riti:

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I riti di miglioramento

I riti di miglioramento, o di rafforzamento, elevano l’individuo all’interno dell’organizzazione ad esempio attraverso la promozione nella piramide aziendale.

Questi riti sono probabilmente gli atti cerimoniali più visibili, perché rappresentano momenti pubblici fortemente corali che hanno il compito di celebrare comportamenti e risultati.

I riti di miglioramento hanno lo scopo sia di fornire un modello di comportamento per il resto dei dipendenti, sia di collegare il comportamento eccezionale dell’individuo all’organizzazione, permettendo così al gruppo, come sostengono Harrison Miller Trice  Janice M. Beyer, di farsi carico del credito.

Tutto l’impianto ritualistico all’interno delle organizzazioni si occupa in vario modo di prevenire/eliminare gli attriti, di confermare o riprodurre uno stato e di veicolare il cambiamento. I riti di miglioramento perseguono questi obiettivi attraverso la visibilità della loro esibizione.

I riti di miglioramento possono includere azioni meno plateali come quelle degli eventi plenari: un articolo di giornale, la relazione annuale, la consegna di targhe e premi o l’epifania del merito individuale (es. la foto dell’impiegato del mese) sono riti di rafforzamento che ricompattano la comunità.

I riti di rinnovamento

Lo sviluppo organizzativo e la formazione continua sono riti di rinnovamento, attraverso i quali l’organizzazione trova nuova linfa.
Questi riti hanno la capacità di consolidare il vertice e l’autorità del management.

I riti di rinnovamento hanno una funzione stabilizzante all’interno dell’organizzazione, “ringiovanendo” e riproducendo valori accettati nel tempo. In genere assumono quindi una forma ciclica o periodicamente ricorrente.

L’aperitivo collettivo del venerdì, la mail dal vertice o la giornata mensile dell’ascolto tengono vivi i valori fondanti della cultura aziendale cosicché, ogni volta, possano essere rinnovati.

I riti di integrazione

I riti di integrazione sono quelli forse più diffusi e conosciuti all’interno delle organizzazioni: il loro obiettivo infatti è quello di creare o rinsaldare lo spirito comunitario.

Piuttosto simili a quelli di rinnovamento i riti di integrazione mostrano però maggiore attenzione all’individuo e al suo sentimento di appartenenza e riconoscibilità nei confronti dell’organizzazione.

Una festa plenaria per celebrare un evento importante (fine del semestre, festività, compleanni, etc.) è un rito di integrazione.

Sono riti di rinnovamento la creazione di qualsiasi attività che definisca e risaldi il gruppo nei confronti dell’esterno: lavori pratici e sociali (impegno del gruppo in progetti di volontariato attraverso la costruzione fisica di qualcosa ), la creazione di comunità d’interesse (es. gruppi di acquisto), ma anche gite e attività fisiche all’aperto che comportino un qualsiasi obiettivo.

I riti di iniziazione

I riti di iniziazione o di passaggio permettono la transizione della persona da uno stato ad un altro. Tale trasformazione, particolarmente studiata dall’antropologia tra le culture, trova un suo spazio anche nelle strutture organizzative dove l’individuo abbandona la sua realtà antecedente per assumerne una nuova. Nelle organizzazioni diventa un passaggio di ruolo o di livello che viene celebrato in maniera collettiva e plateale o più raccolta e intima.
La trasformazione dell’individuo viene segnata attraverso l’accettazione del gruppo che ora lo riconosce nel suo nuovo ruolo. Il nuovo manager riconosciuto come tale dai suoi collaboratori conduce ad un nuovo ordine che, se così non fosse, darebbe luogo a disorientamento e caos.

Ad esempio i riti di passaggio permettono al neo assunto di essere riconosciuto dal gruppo come pari. Il passaggio può essere segnato da una firma, da un’attività condotta per la prima volta che il gruppo riconosce, o dal giro di presentazione tra le stanze. Attraverso tali azioni si svolge il processo di iniziazione, il gruppo riconosce l’individuo nel nuovo ruolo, lo accetta e a quel punto il passaggio è avvenuto.

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I riti di risoluzione

La risoluzione è una dimensione appartenente a ogni tipologia di rito.

Questi rituali prevedono la soluzione ad uno stato di squilibrio all’interno delle organizzazioni, dove c’è qualcosa che non funziona più e viene che viene cambiato. Ad esempio dove sussistono tensioni risolte mediante transizioni a ruoli diversi, attraverso degradi dello stato (es. esautorare da un compito o escludere da un team) o altre azioni.
I riti di risoluzione nelle organizzazioni si intrecciano inesorabilmente con il resto dell’impianto rituale: per risolvere un conflitto si potranno mettere in atto riti di miglioramento o riti iniziazione. Esempi di riti di risoluzione possono essere quelli come la creazione di task force o tavoli di lavoro ridefinendo i ruoli dei membri in maniera pubblica e rituale.

Riti e rituali rappresentano la manifestazione collettiva della cultura organizzativa. Abbiamo visto Qui da noi si fa così, la puntata precedente, come i rituali abbiano una potente capacità rifondativa nel loro valore simbolico che parla linguaggi comprensibili a tutta la popolazione aziendale.

I rituali rafforzano e perpetuano i valori e le norme culturali e delineano i ruoli dei partecipanti all’interno della struttura sociale esistente. In questi la cultura dell’organizzazione prende forma, si riconosce e si propaga..

In questo modo i rituali creano comunità in un’organizzazione. Attraverso l’ordine, la comunità, il significato e l’ispirazione creati da riti e rituali, avviene la trasformazione.

Attraverso il potere dei rituali l’io diventa noi: i non membri diventano membri, il conflitto trova risoluzione e coloro che un tempo avevano paura del cambiamento ora ne sono parte.

Potete leggere la 1. parte qui:

“Qui da noi si fa così”. Rituali e nuovi modelli di lavoro


Riferimenti

Le forme elementari della vita religiosa. Il sistema totemico in Australia Emile Durkheim

The Rites of Passage Arnold van Gennep

The Cultures of Work Organizations Harrison Miller Trice, Janice M. Beyer

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