La facilitazione dei gruppi è materia affascinante e vischiosa: cosa significa facilitare? Chi è il facilitatore o la facilitatrice? Qual è perimetro di azione e quali sono gli elementi fondanti?
I puristi non me ne vorranno, ma credo che, chiunque si interfacci con un gruppo di persone, applichi, in qualche modo, la facilitazione. Manager, leader, docenti, responsabili di progetto, designer, persone con qualche influenza o expertise, coach, animatori di community, mediatori, tutti facilitano.
Tutti lo fanno con regole e stili diversi, ma con il comune intento di accompagnare un gruppo verso un obiettivo. La facilitazione presenta tanti aspetti peculiari come la neutralità o l’abilità di restare solidi nella tempesta (o nel fuoco direbbe Arnold Mindell), l’ascolto profondo o esprimere domande potenti e generative.
Definisci “facilitare”
Differenti professionisti della facilitazione hanno proposto le loro definizioni riguardo al lavoro con i gruppi, facilitare è: make it easy di Cheryl Avery, costruire dialoghi di Dave Gray, far progredire un gruppo di persone di Tom Kayser, abilitare ognuno a dare il meglio di sé di Sam Kaner, aiutare il gruppo a minimizzare il problema di David Strauss, accettare ciò che accade nel gruppo in maniera neutra di Roger Schwarz, la libertà e responsabilità dell’apprendimento creativo di Harrison Owen. È il thinking together attraverso la pratica della Aracy, The Australian Research Alliance for Children and Youth.
Tutte definizioni efficaci, ne aggiungo una: per me, la facilitazione dei gruppi è come ballare. Nella consapevolezza del movimento, degli spazi, della musica, dell’altro senza perdere il ritmo del momento attuale e quello in divenire.
Facilitare è libertà, facilitare è regola
La facilitazione dei gruppi è danza collettiva: una sala con molte persone, una musica, qualcosa che prende forma, il/la professionista che accompagna e modella il fluire degli eventi. In un insieme armonico il gruppo si muove all’unisono preservando ogni singola individualità.
Il facilitatore alterna i suoi ruoli: come parte del campo energetico dei partecipanti e come elemento neutrale in grado di preservare lo spazio di ognuno.
Fondersi con la saggezza del gruppo significa capirne la cultura, il momento storico e creare lo spazio adeguato per far emergere le aspettative e i sogni. È un ballare che mantiene lo sguardo sugli altri senza mai andare fuori tempo, che non risente degli agenti esterni.
Ballare nella tempesta
Perché il ruolo del facilitatore è di rimanere saldo di fronte a quello che accade tra i partecipanti, di non lasciarsi travolgere dalle dinamiche del confronto, di attendere che l’uragano passi e di raccogliere ciò che lascia. Ma, al contempo, di sapersi continuamente adattare al sistema, vivo, di riferimento.
La facilitazione accoglie il conflitto e lo trasforma, ove possibile, in nuove viste per il gruppo. L’intenzione verso una visione condivisa di contenuti e processi prende forma attraverso l’agire collettivo.
Chi facilita mette in atto movimenti-azioni sulla base dei fenomeni che si manifestano: cambio ritmo, ballo, relazioni tra i presenti, sentire comune, clima, scelte (es. di non ballare, ballare da soli, di essere John Travolta), è energia che prende forma.
Questo richiede presenza mentale, ma prima ancora una profonda conoscenza di sé e dei propri limiti come facilitatore che inizia sempre da noi stessi, da chi siamo e da come sappiamo prenderci cura dell’altro. Autorevolezza, leggerezza e presenza mentale sono gli altri skill necessari.
Allora, qualunque ruolo tu rivesta, che ti trovi davanti a una classe di adolescenti, a cercare il consenso in trattative difficili, a confronto con comunità di cittadini o manager di multinazionali, le dinamiche e i processi hanno radici comuni.
Si tratta di sentire il ritmo a livello cognitivo ed epidermico e di iniziare a ballare. È il grande respiro del gruppo. Al suo interno ci saranno sempre partecipanti che ti guarderanno strano, che si vergogneranno, che faranno resistenza, ma, poi ti seguiranno.
Il ballo, l’allegria, lo stare bene insieme ha qualcosa di magicamente contagioso, come canta David Bowie, resistervi è impossibile.
Quale è la tua definizione di facilitazione?
Qualche spunto prima di rispondere 🙂
Facilitator’s Guide to Participatory Decision-Making Sam Kaner
The Art of Facilitation Dale Hunter
Gamestorming by Dave Gray, Sunni Brown & James Macanufo
The Workshop Book: How to design and lead successful workshops Pamela Hamilton
Gerardo de Luzenberger con il master e i corsi sulla facilitazione