Venerdì ho parlato al lo UXday 2024 a Faenza. Sono sempre contenta di contribuire agli incontri sul design perché mi permettono in primis di aggiornarmi, ma ancora di più di riflettere e fare il punto sugli argomenti che mi interessano.
Il tema che ho affrontato è stato: come la collaborazione possa favorire la crescita e la trasformazione professionale.
La costruzione del talk mi ha fatto riflettere su due questioni non da poco:
- come descriviamo la nostra identità di designer UX
- come ci profila e identifica il mercato.
Come si racconta e come spiega il designer la propria professione e come questa viene ricercata mostra una falda, spesso, profondissima. La percezione, parlando con amici e colleghi, è che noi per primi facciamo fatica a raccontarci all’esterno e a noi stessi: stentiamo a definire il nostro perimetro d’azione.
Poi c’è l’altro fronte quello delle organizzazioni che sempre più spesso sono alla caccia di profili ideali, un mix di capacità verticali, skill trasversali e seniority shakerati con dovizia.
Quando l’identità professionale di base appare nebulosa anche a noi stessi come è possibile arricchirla o addirittura trasformarla?
Risulta complesso se non si porta ordine. Se non prendiamo in carico la necessità di definire perimetri più netti, al passo con un mondo che cambia la situazione ci travolgerà.
Quali sono le differenti professioni del design digitale? Quali sono gli capacità necessarie e quelle auspicate per ogni singolo profilo? Ecco questo tipo di mappatura e classificazione è indispensabile per portare ordine nel caos del mercato.
La situazione rischia di sfuggirci di mano per sempre se permettiamo al mercato di definire chi siamo. Questa deve essere una nostra responsabilità primaria.
Abbiamo bisogno di una realtà super partes che prenda questo impegno essenziale per assicurare qualità e valore dell’essere designer. Solo attraverso questo mettere ordine critico, analitico, sistemico e continuativo si può inaugurare un nuovo dialogo tra professioni e mercato.
Offro allora un piccolo contributo di partenza.
Una prima classificazione che andrà arricchita e ampliata in maniera corale.
Partiamo da qui?