Molti problemi stregati e 5 perché

Foto di Arek Socha da Pixabay

In un post precedente abbiamo raccontato come l’innovazione si svolga in sistemi complessi e i sistemi complessi affrontano problemi complessi. Come i tipi di problemi che il mondo sta cercando di affrontare in questo momento, i cambiamenti climatici, la pandemia, la povertà, la disuguaglianza.

Si pensi all’attuale tema dello smart working: ognuno contribuisce attraverso il proprio punto di vista, esperti IT, manager, responsabili delle risorse umane, psicologi, genitori, formatori, et.

Quindi non è un problema semplice, e ognuno fornisce un quadro più che valido, tranne nel fatto che ognuno inquadra il problema attraverso il proprio approccio e la propria esperienza.

La realtà è che problemi complessi come quelli di uno smart working di emergenza e non progettato ha bisogno di un’inquadratura molto più ampia.

Questo tipo di problemi non hanno soluzioni semplici o complicate ma devono necessariamente fronteggiare quello che Rittel e Webber negli anni ’70, hanno definito Wicked Problems.

Problemi avvelenati da cause superficiali

Preferisco chiamare i problemi malvagi, avvelenati o stregati, perché la loro essenza non è intrinseca ma risiede nel modo di affrontarli.

I problemi cosiddetti malvagi o avvelenati da false proposizioni hanno alcune caratteristiche chiave. 

  1. Sono problemi non hanno una chiara definizione del problema o delle sue cause. E così è per la situazione in cui siamo immersi: che cosa causa un tasso di mortalità maggiore tra un’area e un’altra? Che cosa significa raggiungere il picco del contagio?
    Pertanto, gli approcci che vengono adottati non possono essere del tutto ben definiti. 
  2. Sono problemi avvelenati quando le parti interessate mantengono il proprio punto di vista, ognuno ha la propria interpretazione del problema all’interno e all’esterno dello scenario. Il numero delle persone decedute a causa del Covid19 potrebbero essere poche comparate con altre epidemie (dal punto di vista statistico), molte se inquadrate dal punto di vista di un virologo. L’impossibilità di seppellire un proprio caro, l’impossibilità di frequentare le lezioni, la necessità di rimanere nelle proprie abitazioni sono temi con moltissime sfaccettature, tutte importanti e tutte valide. Se tutti hanno ragione e ogni aspetto diventa portatore di differenti valori allora la definizione del problema unico e univoco è persa in partenza.
  3. I problemi stregati non presentano mai un set fisso di soluzioni immediatamente disponibili. Quindi se la Cina ha vinto la propria battaglia non significa che il resto del mondo sia al sicuro dalla pandemia. In realtà significa che possiamo agire su un determinato numero di potenziali soluzioni ai problemi. L’unica certezza è che esistono innumerevoli potenziali modi di lavorare con i problemi malvagi. E nessuna soluzione unica li risolverà per certo.
  4. I problemi avvelenati non hanno mai punto definitivo. Non esiste una soluzione finale. Non si finisce mai di lavorare sui virus e sui contagi, purtroppo ci saranno sempre persone infettate che muoiono nel mondo. Se guardiamo l’origine del problema non possiamo poi non tenere conto delle conseguenze, di tutti i fenomeni correlati. Molte persone sopravviveranno alla pandemia perchè curate da servizi sanitari degli di quel nome ma come affrontare il problema nei paesi meno ricchi e avanzati. Quali saranno le conseguenze economiche una volta vinta la pandemia? Ecco che i problemi avvelenati non hanno fine, ma solo altre strade che da intraprendere. Questa è la complessità su cui siamo chiamati ad intervenire.

La definizione finale è del problema avvelenato è quella di essere sempre probabilmente un sintomo di qualche altro problema. Dobbiamo essere pronti ad accettare e gestire tale inesorabile impermanenza: perché possiamo solo lavorare su una parte del problema o della soluzione, con la sicurezza si influenzare altri equilibri del sistema.

Ripartire dai perché

Come possiamo allora affrontare i problemi avvelenati? Uno degli strumenti più noti sono i 5 perché creati da Sakichi Toyoda, eclettico inventore giapponese, e successivamente adottato dalla Toyota. Alcuni parlano di 3 perché altri di 7, ma non importa, perché rappresentano un approccio euristico, un set di regole empiriche, un esercizio collaborativo per provare a decomprimere i problemi esplorando i livelli più profondi di comprensione dell’essenza stessa del problema. 

Scooter a corto di benzina

Provo a spiegare l’approccio con uno dei tanti eventi personali. Stavo andando al lavoro con lo scooter e sono rimasta senza benzina, ho spinto la moto per un chilometro fino alla pompa di benzina più vicina. Chiaramente, ero molto in ritardo mentre spingevo la moto su una strada trafficata e pericolosa. Quindi, la prima domanda è perché ho finito la benzina?

Il primo perché potrebbe essere: non c’è benzina nel serbatoio.
E perché non c’era benzina nel serbatoio? Beh, non ho guardato l’indicatore del carburante.
Ok, perché non ho guardato l’indicatore del carburante? Mmhm, ero distratta ed ero di fretta. 
Bene, perché ero distratta e di fretta? Perché faccio troppe cose nella mia vita, sono troppo di corsa e troppo impegnata nel lavoro e cerco di essere una buona madre e provo a fare tutte queste cose insieme. 

Allora dovrei chiedermi perché ho progettato la mia vita in questo modo? Le domande potrebbero essere ancora più profonde sulla comprensione del motivo per cui sono finita a spingere una moto alle 8.00 della mattina su una strada trafficata.

Ma potrei anche iniziare a pensare ai modi in cui impedire che succeda nel futuro, iniziando a riempire regolarmente il mio serbatoio. Sì, ho bisogno di riempire il mio serbatoio, ma potrebbe non essere l’unica soluzione.

Potrei mettere un post it sullo scooter o una nota sul telefono e questo potrebbe essere un modo per ricordarmi di fare benzina.

I 5 perché possono anche essere applicati a problemi molto più grandi. Facciamo un altro esempio. Facciamo un esempio di alfabetizzazione nel mondo. Ci sono molti bambini che non hanno l’opportunità di imparare a leggere. E possiamo chiederci il perché non possono avere l’opportunità di imparare a leggere?
Beh, la prima risposta potrebbe essere che non ci sono scuole o insegnanti vicino a dove vivono.
Bene, perché non ci sono scuole o biblioteche o insegnanti vicino a dove vivono? Alla prossima domanda si potrebbe rispondere: il governo non ha risorse sufficienti per costruire scuole e impiegare insegnanti in queste aree.
Allora chiediamoci bene perché il governo non ha risorse? La risposta potrebbe essere, che l’educazione è costosa.
Chiediamoci, perché l’educazione è così costosa?
I sistemi di istruzione richiedono molte risorse: umane, molte infrastrutture. E così arriviamo ad alcune domande più profonde su quelle che sono risposte apparentemente semplici, immediate del tipo: insegniamo ai bambini a leggere dando loro libri e qualcuno che li aiuti a leggere.

Perché alcuni bambini non hanno l’opportunità di leggere?

Torniamo di nuovo a un livello più alto e chiediamoci di nuovo: perché i bambini non hanno l’opportunità di leggere? Potremmo iniziare a rispondere alla domanda in modi differenti iniziando a esplorare ed esporre diverse parti del sistema. Potremmo arrivare a evidenziare che i bambini che non sono ben nutriti non hanno la capacità di concentrarsi sufficientemente per ottenere buoni risultati di alfabetizzazione. E potremmo toccare domande di biologia, di nutrizione e di adeguato accesso al sostentamento alimentare ed economico, che potrebbero una risposta importante alla domanda di alfabetizzazione.
E così potremmo scoprire che altri stanno lavorando su aspetti diversi dello stesso problema come l’alfabetizzazione, ma anche l’economia, la politica, la sanità.

Molto spesso ciò che avviene nei macro temi come quelli dell’alfabetizzazione o delle pandemie è quello di sviluppare troppe soluzioni complicate a problemi complessi. E questo non fa che alimentare la generazione di problemi avvelenati.

E se lo applicassimo all’attuale situazione pandemica? Beh una lettura nazionale potrebbe essere rappresentata così.

5 perché generata dal Covid19 in Italia
L’approccio dei 5 perché applicato all’attuale situazione nazionale

I perché leggono la realtà

Quando si affrontano i problemi nel loro insieme non si escludono soluzioni e miglioramenti ma c’è anche la possibilità di peggiorare le situazioni cristallizzando le cause profonde che i 5 perché aiutano a scuotere, spacchettare e analizzare in maniera diversa.

L’analisi dei problemi e la loro scomposizione attraverso i 5 perché sono una base potente per creare workshop collaborativi insieme al proprio team e ai committenti.
Questo approccio aiuta ad affrontare le radici profonde della sfida da affrontare. Lavorare insieme in workshop generativi di analisi e mappatura del perimetro progettuale aiuta ad analizzare in maniera partecipativa i problemi ed inquadrare lo scenario attraverso nuove prospettive.

Riferimenti

Rittel, H. (1972). “On the Planning Crisis: Systems Analysis of the ‘First and Second Generations” (PDF). Bedriftskonomen

5 Whys: Getting to the Root of a Problem Quickly

https://www.mindtools.com/pages/article/newTMC_5W.htm

Five whys

Radical collaboration M. Cristina Lavazza 

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