Piccola bibliografia magica di facilitazione pt. 2

bottiglia che raccoglie stelle

Questa è la seconda puntata di una bibliografia che cresce insieme ai professionisti intervistati da Funambolica. Funambolica è il canale di interviste su Youtube, che sono allegre conversazioni con chi accompagna le persone verso il cambiamento. È un corso pratico di facilitazione, è un tuffo nelle esperienze reali di professionisti, belle ma anche brutte, è una forma di apprendimento profondo e divertente.
Questi i titoli dei libri che ogni facilitatore e ogni facilitatrice ha scelto di condividere.

I libri della facilitazione suggeriti da chi se ne intende 🙂

valentina catena

VALENTINA CATENA

Essere nel fuoco

di Arnold Mindell
Interiore ed esteriore vanno assieme. Politica e lavoro interiore quotidiano non sono separabili. Non si può muovere una critica al mondo senza essere disposti a guardare il mondo di cui siamo portatori, l’universo composito della nostra stessa persona. In questo libro Mindell ci parla di worldwork, ossia di come persone di differente nazionalità ed estrazione sociale possano incontrarsi per indagare assieme i problemi del mondo e allo stesso tempo la propria persona, dimostrandoci come il fuoco della diversità e del conflitto anziché condurre alla discordia, all’intolleranza e alla reciproca ostilità può divenire carburante per generare rapporti autentici, filiali, facendoci scorgere l’umanità che ci accomuna dietro ogni ferita. Sino ad oggi la psicologia, la fisica ed i cambiamenti sociali sono rimasti campi separati. Mindell  porta la psicologia oltre il lavoro su se stessi, nelle aree ad alta tensione della coscienza sociale, conduce la politica al di là degli interessi immediati e dei problemi mondani e la indirizza verso la costruzione di una sola comunità, il più antico e sacro obiettivo degli esseri umani. 

Theory U

di Otto Scharmer
La teoria U è un metodo di gestione del cambiamento espresso come un processo o viaggio anche descritto come Presencing. Al centro della teoria “U” c’è la presenza: percezione + presenza. Ci muoviamo lungo un lato della U (collegandoci al mondo che si trova al di fuori della nostra bolla istituzionale) verso il basso della U (collegandoci al mondo che emerge da dentro) e risaliamo dall’altro lato della U (portando il nuovo nel mondo).
In quel viaggio, in fondo alla U, si trova una porta interiore che ci richiede di abbandonare tutto ciò che non è essenziale. Questo processo di lasciar andare (il nostro vecchio ego e sé) e lasciar venire (la nostra più alta possibilità futura: il nostro Sé) stabilisce una sottile connessione con una fonte più profonda di conoscenza. L’essenza della presenza è che questi due sé, il nostro sé attuale e il nostro miglior sé futuro, si incontrano in fondo alla U e iniziano ad ascoltarsi e a risuonare l’uno con l’altro. Una volta che un gruppo attraversa questa soglia, nulla rimane lo stesso. I singoli membri e il gruppo nel suo insieme iniziano a operare con un livello elevato di energia e senso di possibilità futura. Spesso iniziano quindi a funzionare come un veicolo intenzionale per un futuro possibile, quello emergente.

Flawless consulting: a guide to getting your expertise used

di Peter Block
Flawless Consulting è una guida intuitiva e perspicace che esplora passo dopo passo le cinque fasi di una consulenza efficace. Il libro offre un’analisi approfondita delle competenze, degli strumenti e dei comportamenti necessari per influenzare con successo gli altri. Vedrai esattamente cosa devi dire e fare per aiutare gli altri a raggiungere i loro obiettivi, che tu sia un consulente interno o esterno o chiunque ricopra una posizione di leadership e desideri costruire partnership efficaci nel mondo degli affari, dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione o del lavoro nella comunità. Insieme a esempi, casi di studio, storie e suggerimenti appena aggiornati per mettere in pratica il processo di consulenza impeccabile ogni giorno.

>>Scopri perché Valentina ha consigliato questi testi

 

Dario Solina

DARIO SOLINA

Le città invisibili

di Italo Calvino
Le città invisibili si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili. Quello che sta a cuore a Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. I libro si apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici.

Infinite Jest e tutte le opere

di David Foster Wallace
Infinite Jest pubblicato nel 1996 è un’opera, lunga oltre le mille pagine, nota per un’intricata e inusuale struttura narrativa, caratterizzata dalla presenza labirintica di molteplici narratori e da una cronologia interna fortemente frastagliata e non lineare, sorretta da un’imponente mole di note (se ne contano 388, molte delle quali note di altre note), che fungono da collante tra vari livelli della narrazione e, allo stesso tempo, da strumento d’approfondimento alle tematiche affrontate.

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Rino Panetti

RINO PANETTI

La quinta disciplina

di Peter Senge
La quinta disciplina tratta creativamente le sfide delle organizzazioni. Quelle di ieri, di oggi e domani. La quinta disciplina rilancia una questione di sempre: quella della prospettiva, possibilità di afferrare la percezione del cambiamento, guardando a processi nel loro insieme. Perché prospettiva e percezione condizionano la definizione stessa di ciò che è reale. Perché prospettiva e percezione hanno da fare i conti con il nodo gordiano della complessità del cambiamento organizzativo. Perché la complessità è espressione di coordinate spazio temporali radicate nella mente. Perché la corsa in atto verso il controllo dei micro processi, dei respiri, dei palpiti lascia tutto il resto ai robot da noi desiderati, pretesi, costruiti, complice la tecnologia che ci sfida sul terreno degli archetipi, primi esemplari assoluti. I professionisti che adotteranno questa filosofia troveranno nel “La quinta disciplina” un insieme di strumenti concettuali per la produzione di una conoscenza non astratta. Indissolubilmente legata agli obiettivi che l’azione si pone. Dedicato a chi coltiva certezze piene su ciò che è natura e ciò che è cultura nelle scienze umane e sociali, in economia, organizzazione e management.

Cinque punti nella magia

di Juan Tamariz 
Per essere buoni prestigiatori è indispensabile saper comunicare con il pubblico ed essere in grado di creare un’atmosfera dell’impossibile. Per fare ciò non servono attrezzi né effetti magici innovativi, non occorrono idee geniali e neppure scenografie e luci: si può contare solo sul proprio corpoJuan Tamariz – artista fra i più originali e competenti nel panorama mondiale – condensa in questo volume il risultato di un profondo studio e di un’esperienza pratica più che trentennale a stretto contatto con il pubblico (al tavolo, sul palcoscenico, in televisione), spiegando il percorso logico che lo ha portato ad avere determinati risultati.
La sua analisi è dedicata a cinque argomenti essenziali: gli occhi, la voce, le mani e i piedi, senza dimenticare l’intero corpo con i suoi movimenti e la sua gestualitàRegole teoriche, esercizi pratici e giochi di prestigio commerciali – di enorme impatto sul pubblico – consentono di migliorare la propria dizione, la propria presenza scenica, la chiarezza e la forza di ciò che si presenta, la propria misdirection: un testo indispensabile per chi voglia accrescere la qualità della propria magia.

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Michelangelo Pavia

MICHELANGELO PAVIA

Pensieri lenti e veloci

di Daniel Kahneman 
Siamo stati abituati a ritenere che all’uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l’istinto e l’emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella per sé più vantaggiosa. Gli studi sul processo decisionale condotti ormai da molti anni dal premio Nobel Daniel Kahneman hanno mostrato quanto illusoria sia questa convinzione e come, in realtà, siamo sempre esposti a condizionamenti – magari da parte del nostro stesso modo di pensare – che possono insidiare la capacità di giudicare e di agire lucidamente. Illustrando gli ultimi risultati della sua ricerca, Kahneman ci guida in un’esplorazione della mente umana e ci spiega come essa sia caratterizzata da due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo e uno più lento ma anche più logico e riflessivo. Se il primo presiede all’attività cognitiva automatica e involontaria, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo. Efficiente e produttiva, questa organizzazione del pensiero ci consente di sviluppare raffinate competenze e abilità e di eseguire con relativa facilità operazioni complesse. Ma può anche essere fonte di errori sistematici (bias), quando l’intuizione si lascia suggestionare dagli stereotipi e la riflessione è troppo pigra per correggerla.

Metropoli per principianti 

di Gianni Biondillo 
Per parlare di città e di territorio usiamo, spesso a sproposito, termini generici o denominazioni desuete (città, campagna, centro, periferia), oppure ci lasciamo affascinare da parole d’ordine (i «non luoghi») che comprendiamo poco ma che danno illusori tocchi di contemporaneità ai nostri discorsi. Critichiamo la città del Novecento, ma non conosciamo i nomi di chi l’ha sognata, progettata, costruita. Discutiamo di marginalità e di sicurezza per sentito dire, raramente in presa diretta. Viviamo le trasformazioni da dilettanti, con categorie critiche vecchie di un secolo. Abitiamo le nuove metropoli italiane, delle quali neppure ammettiamo l’esistenza, come dei principianti, pieni di nostalgia per un passato che non abbiamo mai conosciuto davvero. Di questo e di molto altro Gianni Biondillo parla nel suo libro. Lo fa, innanzitutto, da architetto quale è, come tecnico attento alle dinamiche urbane. Ma soprattutto lo fa da scrittore, usando la lingua che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, fuori da tecnicismi e accademismi, cercando di raccontare a tutti quanto il nostro paesaggio sia radicalmente mutato. E quanto vicine (ma anche distanti) siano le due discipline che da sempre lo affascinano: l’architettura e la letteratura. 

Costruire con la gente: storia di un villaggio d’ Egitto: Gourna

di Fathy Hassan
Nel 1945 Hassan Fathy è incaricato da un ente governativo del progetto pilota di un villaggio per 7.000 abitanti nei pressi di Luxor, Gourna. La realizzazione sarà interrotta nel 1947 a causa, principalmente, dell’ostruzionismo dei burocrati.
Con la preoccupazione di trasmettere l’esperienza messa a punto a Gourna, l’architetto egiziano ha scritto uno dei più bei libri sull’uomo degli ultimi anni: diario di bordo-che non nasconde le sconfitte-di due anni di lavoro faticoso e appassionato, sintesi di annotazioni architettoniche e tecniche, racconto di una riflessione sulla condizione contadina che si è alimentata alla storia del suo paese e alla valorizzazione di antiche consuetudini solidaristiche.
Per essere pienamente architetto, egli si fa di volta in volta etnologo, economista, poeta, ma soprattutto non prende mai le distanze dal mondo dei fellahin, cui offre la propria competenza e la straordinaria, creativa capacità di attualizzare forme della tradizione egiziana.
La battaglia per l’uso dei mattoni crudi come quasi esclusivo materiale edilizio, la promozione a costruttori degli utenti, attraverso l’insegnamento e la ripresa di alcune semplici e secolari tecniche, il recupero di arti radicate nella cultura locale come i claustra-grate intagliate nell’argilla per decorare gli edifici sono soltanto alcune tessere di un vasto mosaico di scelte operative che nella loro apparente impraticabilità aprono invece in modo pragmatico una via rivoluzionaria e danno una concreta speranza a milioni di persone.

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Viviana Neglia

VIVIANA NEGLIA

Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione non violenta  

di Marshall B. Rosenberg
Una comunicazione di qualità con se stessi e con gli altri è oggi una delle competenze più preziose. Attraverso un processo di quattro punti Marshall Rosenberg: osservazione, identificazione di sentimenti, riconoscimento di bisogni, espressione di richieste: 1) Cosa osservo? 2) Cosa sento? 3) Quale bisogno c’è dietro il mio sentimento? 4) Come posso richiedere a me o all’altro?) mette a disposizione uno strumento molto semplice nei suoi principi, ma estremamente potente per migliorare radicalmente e rendere veramente autentica la nostra relazione con gli altri.

Radical collaboration

di Maria Cristina Lavazza
 Al di là delle definizioni e dei ruoli professionali la collaborazione rappresenta il vero filo conduttore di un nuovo modo di fare design. Un design che supera le dicotomie e le differenti definizioni (UX design, Service design, Design thinking o Human centered design) per concentrarsi esclusivamente sull’essenza stessa del concetto di design: comprendere le persone significa entrare nel loro sistema di valori, a volte sconosciuti alle persone stesse, e che possono manifestarsi proprio attraverso l’ascolto e lo scambio. La collaborazione nel design è la capacità di lavorare insieme ad altre persone: ai colleghi, agli stakeholder esterni e interni alle organizzazioni, agli utenti coinvolti nel processo di progettazione. È il vero motore del cambiamento che permette di interpretare le sfide complesse dei nostri giorni adottando un punto di vista corale e collettivo.

Sense-making

di Luca Rosati
“Ne trova ancora nello scaffale del Piemonte” – mi disse il commesso mentre afferravo l’ultima bottiglia di Barbaresco Asili in promozione. Era dicembre di molti anni fa…”
Questo non è un libro che parla di vino, né tantomeno di etichette o di case produttrici. È un libro che parla di come troviamo le cose e di come le organizziamo per farle trovare agli altri. La proliferazione di canali e dispositivi ha generato una frammentazione dell’informazione, causando spesso disorientamento e difficoltà di scelta. La risposta alla frammentazione sta nelle relazioni: ricomporre pezzi sparsi d’informazione in una costruzione coerente. È questa la sfida a cui è chiamato oggi il design in generale e l’architettura dell’informazione in particolare. Sense-making ruota intorno a quest’idea: organizzare l’informazione significa porre “oggetti” in relazione fra loro per creare senso, per dare loro un contesto e una storia.

Parlarsi

di Eugenio Borgna
Nel corso della nostra vita siamo accompagnati da alcune esperienze fondamentali che ci consentono di conoscere cosa siamo noi e cosa sono gli altri; e fra queste esperienze come non ripensare alla tristezza, alla sofferenza, alla felicità, alla solitudine, alla tenerezza, al desiderio di comunità e di comunità di destino, alla speranza, alla malattia e alla morte volontaria, e ai modi con cui entrare in comunicazione con ciascuna di queste esperienze? Ma cosa è questa parola ambivalente, “comunicazione”, che entra in gioco in ogni forma di discorso e di vita? Comunicare vuol dire rendere comune (dal latino munus, dono): è dialogo, relazione. Significa entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri, nella convinzione che comunicazione sia sinonimo di cura. Noi entriamo in relazione con gli altri, allora, in modo tanto più intenso e terapeutico quanta più passione è in noi, quante più emozioni siamo in grado di provare e di vivere.

Ascolto gentile

di Eugenio Borgna
Eugenio Borgna, nel corso della sua lunga carriera, ha incontrato molte vite: le ha incontrate in manicomio, in clinica, in ospedale, nel proprio studio. Ha ascoltato la loro voce fragile e si è fatto carico di paure, angosce e speranze. Ha cercato di porre un argine al dolore attraverso il dialogo, l’ascolto, l’immedesimazione con l’altro. Nelle pagine ricorda alcuni racconti clinici e lo fa sia con la razionalità e la conoscenza del medico, sia anche con i sentimenti e il calore umano dell’uomo consapevole che la psichiatria, oltre ai farmaci, ha bisogno della comprensione, della vicinanza, del riconoscimento e anche della poesia se vuole guardare negli abissi insondabili dell’interiorità. Anna, Francesca, Maria Teresa, Elena, Margherita, Angela, nomi di fantasia che proteggono sei pazienti, o meglio, sei donne che provengono da differenti situazioni sociali e familiari, da diverse consapevolezze e gradi di verbalizzazione del sé, ma che condividono un comune sconforto, un comune male di vivere.

Manuale pratico di comunicazione non violenta

di Lucy Leu
Un manuale di facile utilizzo per applicare la comunicazione non violenta, un potente strumento per migliorare la propria vita. Quest’opera guida nella lettura e nella pratica di ciascun capitolo del libro di Rosenberg Le parole sono finestre (oppure muri) offrendo idee nuove e preziose per gestire la rabbia, dire No, risolvere i conflitti, migliorare il rapporto con se stessi e relazionarsi agli altri con maggiore empatia. Il libro presenta attività e brevi compiti da svolgere che accrescono la comprensione della comunicazione non violenta. Aiuta a strutturare l’apprendimento in gruppo ed affrontare le difficoltà che si presentano quando un gruppo si riunisce per imparare insieme. Consulenti, facilitatori, insegnanti, educatori, counselor possono usare questo manuale come base per sviluppare i propri processi o per migliorare i programmi esistenti.

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Sara Seravalle

SARA SERAVALLE

La signora va nel Bronx

di Marianella Sclavi
Maria, etnografa bianca ed europea, vive e insegna a Manhattan. Un giorno, per caso, sente nominare la Banana Kelly Community, un comitato di risanamento urbano e morale del South Bronx: è l’inizio di un viaggio in una New York sovraesposta da tabù e cliché sotto i quali fioriscono abusi e speculazioni ai danni dei cittadini più deboli: neri, proletari, disoccupati. Per tre mesi Maria viaggia, incontra, conosce, rielabora e scrive: ne verrà fuori una ricerca storica e sociologica diventata negli anni un cult della letteratura etnografica, che si legge con la facilità della divulgazione e la felicità di un romanzo corale.

Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane

di Jane Jacobs
La programmazione urbanistica è davvero la soluzione per i problemi delie grandi metropoli? O non è piuttosto una prospettiva intellettualistica, viziata di utopismo, dimentica della natura concreta e del modo di interagire delle città reali? È la domanda chiave che Jane Jacobs si pone in questo libro, ormai un classico della sociologia urbana, che da sempre alimenta un dibattito tra difensori e oppositori della programmazione urbanistica. Di fronte alla pianificazione urbanistica, la Jacobs propone di verificare come le città funzionino nella vita reale. La prima parte del libro riguarda il comportamento sociale degli abitanti della città, la seconda studia il suo funzionamento economico; la terza prende in esame alcuni esempi di rigenerazione urbana, mentre la quarta propone i mutamenti da apportare alle tecniche degli alloggi e del traffico, alle impostazioni urbanistiche e architettoniche. In questo modo, i tradizionali principi urbanistici vengono rovesciati: all’ortodossia della disciplina la Jacobs preferisce i dati eterodossi di una misura umana, perché l’organismo reale della città deve valere più delle regole astratte. 

>>Scopri perché Sara ha consigliato questi testi

 


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