
Chi mi conosce sa che molti dei post che scrivo nascono dal quotidiano professionale e personale. A volte emergono da un problema da risolvere, altre volte da soluzioni sperimentali, altre da fortunati inciampi.
Questo è uno di quelli. Un’agenzia di colleghi che richiede un corso, ma non i soliti perché personas, scenari e journey map li fanno regolarmente, chiede un aspetto peculiare, ovvero come raccontare lo stesso artefatto a pubblici diversi e renderli funzionali per gli stessi. Sfida troppo interessante per non essere accettata, che mi ha permesso di riflettere su alcuni aspetti, a volte, dati per scontati, di rimettere insieme un po’ di cose per una lettura nuova e, non ultimo, di scrivere questo post 🙂
Nei processi progettuali che siano UX, human centered design o design thinking ci sono strumenti molto diffusi come personas, empathy map e customer journey map, altri meno noti ma altrettanto utili come ecosystem map, opportunity map o proritization grid. Ebbene, malgrado le differenze e le interpretazioni visive a disposizione tutti questi format appartengono alla stessa famiglia.
Sono mezzi per sintetizzare dati e informazioni che facilitano la narrazione, abilitano la collaborazione e la condivisione. Prima evidenza: sono strumenti e non fini della progettazione. Ognuno di questi elementi rappresenta una sorta di filtro, di imbuto che incanala le informazioni e le mette in ordine, ma poi scatta la loro vera funzione: identificare spazi di ideazione. Raramente un personas o una opportunity map portano a soluzioni nette o definitive piuttosto aprono a scenari di intervento da valutare. Da qui il nome che mi è venuto spontaneo: prop&go.
Sono “prop”, veri e propri attrezzi che aiutano a raggiungere velocemente (“go!”) il nuovo: un punto di vista, un ambito di azione, un aspetto dell’esperienza o un’emozione inesplorata.
I prop&go sono il trampolino che rende il tuffo più agevole, ma non sono il tuffo. Se il trampolino funziona bene il nostro tuffo avrà delle chance in più di essere perfetto, ma resta un mezzo.
Allora fino a qui nulla di nuovo, ma, giuro, la mia riflessione è andata avanti e si spostata su un altro aspetto. I prop&go non sono mai taglia unica, e sono irripetibili: non ne esiste uno uguale all’altro.
Questo perché, se nella fase iniziale del progetto, decidiamo la progettazione di tali strumenti come anelli di congiunzione tra le fasi di empatizzazione e di ideazione, è necessario definirne da subito funzione, forma e contenuto.
I prop&go possono assumere molteplici forme nel parlare a interlocutori differenti. Sono strumenti che raccontano la stessa storia con dettagli e obiettivi diversi: servono a chiarire dei comportamenti? Ad alimentare l’empatia? A sottolineare soluzioni specifiche? A semplificare l’ideazione in determinati ambiti? Oppure a lavorare insieme o a permettere ai team di focalizzarsi?
È fondamentale porsi 3 domande all’inizio del processo progettuale:
- Perché farli?
2. A chi mi rivolgo?
3. Come intendo/posso/voglio raccontare e condividere gli strumenti che costruirò?
Provate a rispondere alla prima domanda concentrandovi sulle funzioni che devono assolvere:
- Empatizzare con gli attori coinvolti
- Creare l’architettura informativa
- Stabilire il percorso dell’esperienza omnichannel
- Costruire la struttura delle pagine e l’interazione
- Identificare e raffinare scelte strategiche
- Prioritizzare le funzionalità
- Identificare la content strategy
- Scrivere i contenuti
- Focalizzare il linguaggio visivo.
La seconda fondamentale domanda: a chi devo presentare? Perché questo incide sulla terza domanda definendo modalità e formati.
Bisogna giocare d’anticipo e preparare questi strumenti in maniera economica e intelligente: potranno essere poster, schede, pagine, icone, protagonisti di storie e di processi, racconti, immagini, disegni e giochi di ruolo. è fondamentale fare scelte sostenibili all’insegna del riuso che non ci costringano a riprogettare tutto daccapo ogni volta.
Allora vediamo in maniera molto pratica cosa significa.
Scenario: siamo stati ingaggiato per progettare una piattaforma ecommerce di multibrand in ambito makeup e beauty. La ricerca ha evidenziato le caratteristiche di un cliente-chiave, l’influencer.
Ecco tutti i modi di raccontare Alice, 25 anni, influencer e youtuber…..
Buona consultazione 🙂