Immagina la tua prossima riunione senza blocco degli appunti e penna, ma solo con un oggetti in cartone, con poster colorati o vignette disegnate a mano.
“Costruisci per pensare e prova per imparare”
Hasso Plattner Design School di Stanford
Il prototipo è un modello fisico di una o più idee che prendono forma. Siamo abituati a vedere prototipi di oggetti innovativi o di prodotti digitali con l’obiettivo di essere testati. Quello su cui vorrei riflettere in questo post è la prototipazione di servizi. Perché qualunque cosa si progetti oggi è di fatto un servizio: semplice, complesso, connesso, strutturato, ma sempre parte di un ecosistema multicanale di servizi.
Non importa dunque se si stia progettando un portale, una app, un sistema interattivo, un testo, un oggetto, un segno, una startup o un sistema organizzativo perché sono tutti modi di relazionarsi e di dialogo con qualcuno.
Ogni cosa che si progetta deve essere prototipata: dalla più semplice alla più complessa è necessario aprire un dialogo su di essa prima della sua forma definitiva. Questo dialogo si chiama prototipo.
Tutto può essere prototipato e tutto dovrebbe esserlo, prima ancora che per testarlo, come avviene generalmente oggi, per pensare. Pensare come un designer significa questo: l’atto stesso di creare qualcosa costringe a porsi delle domande e a fare delle scelte. Fornisce qualcosa da mostrare su cui confrontarsi con gli altri. Un prototipo l’espressione tangibile della tua idea.
David Kelly
Prototipare in ogni fase
Dunque prototipare significa rendere tangibile qualcosa di astratto che permette a team sempre più multidisciplinari di confrontarsi, discutere, capire e riflettere.
Per questo il prototipo serve in primis alle persone coinvolte nella progettazione che hanno la possibilità di vedere fisicamente un processo, un’interazione, un passaggio che le persone compiono per raggiungere il loro obiettivo.
Si prototipa sempre: dall’inizio e si continua fino alla fine del progetto, è necessario sfatare l’dea che il prototipo sia solo nella fase finale del processo lineare: empatizza, raccogli, idea, prototipa, testa.
Dobbiamo portare il mindset del “fare” continuamente nel processo di design: si prototipa quello che è oggi il servizio (prodotto, testo, processo, etc.) si evidenzia quello che non funziona, si esplora e raccolgono i dati, si crea un prototipo di quello che vogliono le persone, si raffina insieme al team interno e ai committenti, si costruisce il nuovo prototipo. In altre parole: fai, pensa, fai, pensa, fai, pensa, fai, pensa. Distilla, raffina, prova, fai, pensa fai, ma bisogna adottare il mindset che invita a fare senza timore.
Alla base di tutto questo c’è la creative confidence di Ideo, la fiducia nelle proprie capacità creative che ci permette (e permette a chiunque) di fare esperimenti tangibili per individuare nuove soluzioni.
Tutti possono creare prototipi perché tutti sono designer.
Una convinzione comune è che i prototipi siano legati alla tecnologia, siano cose complesse o costose. Prototipo, è tutto ciò che trasforma le idee in artefatti che le persone possono vedere, sperimentare e sulle quali possono offrire il proprio punto di vista.
In altre parole il prototipo è uno strumento che permette a tutti di essere coinvolti nelle soluzioni, a tutti di essere designer.
Prototipare è portare tangibilità in esperienze intangibili
Per dare forma ad un’idea, un processo o un servizio ci vuole la capacità di immaginare sia da parte di chi crea che di chi vede il prototipo la prima volta. Ma ci vuole anche coraggio. Quando prototipiamo mettiamo a nudo un’idea, la lasciamo uscire dalla nostra testa e dai nostri pc per presentarla in maniera semplice, diretta apparentemente misera: la nostra super idea rappresentata da 4 post it e 2 fumetti?
Come facciamo a semplificare la complessità delle idee al fine di condividerle senza perderne il valore?
Non è facile, ci vuole coraggio. Senza paura dobbiamo essere pronti a togliere, semplificare, talvolta ad apparire naive, a vedere la nostra idea bocciata o stravolta. A questo servono i prototipi a passare al setaccio, a vedere la radiografia delle nostre idee e a saper riconoscere che tanto eccezionali non erano, senza attaccamento ma andando avanti in cerca di nuove strade.
Fai le cose velocemente e non attaccarti emotivamente a un’unica cosa.
Fai le cose velocemente. Non attaccarti emotivamente.
Prototipare con il fallimento in testa
I prototipi servono a fallire. A vedere la nostra idea crollare se non funziona, ma se questo avviene da subito ha un valore altissimo. Ci permetterà di risparmiare tempo, lavoro, denaro e non infilarci in strade senza uscita.
Dunque prototipiamo le idee dall’inizio insieme al team, insieme al committente, insieme ai fruitori. Portiamo avanti solo quelle che funzionano e poi ri-iniziamo a stressarle con nuovi prototipi.
Gli spazi di prototipazione, all’interno dell’iter progettuale, sono spazi sospesi dove il ritmo di produzione si ferma per valutarne gli effetti.
Allora prototipiamo da subito per:
- ideare e risolvere i problemi, il team deve fare o creare qualcosa
- comunicare le idee in modo comprensibili
- avviare una conversazione con le persone intorno a un’idea concreta
- ottenere consenso o feedback
- testare le possibilità senza impegnarsi in un’unica soluzione
- fallire senza perdita economica imparando dagli errori
- dare priorità ai problemi da affrontare per valutarne meglio l’impatto.
Prototipare è innescare conversazioni
Le qualità che ha il designer: l’istinto a dare forma alle cose, l’empatia nei confronti delle persone per le quali si sta progettando, la capacità di narrare e rappresentare storie sono elementi preziosi per chiunque si misuri con una nuova idea, che si tratti di un piano di comunicazione, della struttura di un contenuto, dell’ideazione di una campagna vaccinale o di un’app di gioco.
La prototipazione non è appannaggio esclusivo dei designer. Sebbene sia un passaggio fondamentale nel kit del designer (service UX, thinking, interaction, etc.) c’è un vantaggio universale nel dare forma alle proprie idee.
Entrando in una stanza, che tu sia un designer o altro, e mettendo una cosa fisica sul tavolo o su una parete l’attenzione di tutti viene polarizzata e si orienta più facilmente la conversazione.
È allora che diventa qualcosa su cui si può parlare davvero.
Chris Nyffeler, Direttore esecutivo del design IDEO
Come prototipare
Il prototipo deve essere semplice veloce e a basso costo altrimenti non è un prototipo (è un prodotto).
L’obiettivo è discutere l’oggetto nella sua fenomenologia, nella utilità, nella fattibilità e nella funzionalità. Il prototipo non ha funzioni di valutazione estetica: non cerchiamo pareri, ma riflessioni più profonde che giustifichino i perché di un prodotto. Le conversazioni che innescano hanno bisogno di fatti e di comportamenti e non di gusti, ipotesi o convinzioni.
La forma del prototipo
Ecco qualche idea sulla forma dei prototipi.
Se stiamo ideando un servizio possiamo utilizzare qualsiasi cosa fisica che ci permetta di rappresentare logica, sequenza, punti critici, aspetti oscuri, aree di opportunità.
Possiamo:
- usare gli intramontabili post it su template ad hoc
- utilizzare modelli in 3D che ricreino la convergenza di spazi e punti di contatto
- utilizzare prototipi cartacei per riprodurre interfacce
- utilizzare liste e schemi per riprodurre architetture informative
- utilizzare mappe sistemiche o sequenziali
- utilizzare la ricostruzione basica di oggetti
- disegnare storyboard e vignette
- recitare o mimare un servizio
- vivere in prima persona l’esperienza.
Si possono prototipare le idee, ma si può prototipare l’esistente.
Prima di generare nuove idee possiamo rappresentare il servizio esistente così da valutarne l’esperienza offerta.
Quando rendiamo tangibile un servizio esistente critico, inneschiamo una conversazione. Andiamo ad agire sul team che prende consapevolezza della fenomenologia del servizio. Non lo facciamo con flow, funnel, journey e power point, ma lo facciamo rendendolo reale agli occhi dei partecipanti.
Qualche suggerimento
Se state progettando un servizio, la prototipazione è più difficile, allora prestate attenzione alle seguenti cose:
- Individuate i momenti che contano (veramente)
Quali sono i punti chiave o di maggiore frizione del servizio? L’esperienza perfetta nell’offerta di un servizio è molto rara da offrire, ci sono cose che contano di più o su cui siamo più bravi. Cerchiamo quelle e partiamo da lì per prototipare. Questo è un ottimo modo per dare la priorità alle cose su cui investire l’energia.
Come identificare i momenti che contano?
Dedichiamo tempo a capire cosa è importante per le persone di quel servizio o che vi parteciperanno. È necessario uscire dagli uffici ed entrare nella vita delle persone per capire come vivono il servizio, cosa le fa felici e cosa le frustra. Questo metterà molte cose sul tavolo: quello a cui aspiriamo, quello a cui aspirano le persone ma anche quello che è realmente fattibile.
2. Non sottovalutate i primi indicatori (di qualsiasi tipo)
I prototipi parlano e ci restituiscono dati. Gli indicatori numerici sono importanti per procedere nella validazione di un’idea, ma sono altrettanto importanti i feedback intangibili che infondono fiducia al team nello sforzo collettivo di progettazione.
3. Sollecitate il potenziale creativo di ognuno
Dobbiamo affidarci all’esperienza e al sentire delle persone che vivono il servizio sia come fruitori ma anche come abilitatori. È fondamentale coinvolgere il team interno e trasformarlo in designer, attraverso la fiducia creativa, la facilitazione il prototipo può trasformare il modello interno di chi è coinvolto direttamente. Le persone vanno ascoltate, guidate e sollecitate intorno all’oggetto da costruire.
4. Volate basso ma puntate in alto
I prototipi possono sollecitare le persone a contribuire, tanto più sarà grezzo il prototipo tanto più le persone si sentiranno libere di dire la loro. I prototipi semplici, abbozzati, solo apparentemente bizzarri, liberano il potenziale creativo e abbassano le inibizioni a partecipare.
5. Usate strumenti per aiutare ad allungarvi
Nello yoga ci sono strumenti (props) che aiutano a raggiungere la posizione (asana), nella prototipazione è la stessa cosa: la posizione può essere raggiunta nel tempo attraverso strumenti che aiutino e limitano lo spazio. Spingetevi oltre i normali mezzi e provate ad osare. Porsi vincoli e ostacoli volontari significa spingersi ogni volta un po’ oltre per superarli, aspetto essenziale in ogni sfida da vincere.
Che altro aggiungere se non prototipiamo, prototipiamo prototipiamo, prototipiamo per contribuire ad un design migliore, più equo e sostenibile, che evita sprechi ed esclusione. Perché di questo si tratta quando scegliamo di prototipare.