Quando ragazzi e piccini, a scuola, pensano come designer

Il design thinking sui banchi di scuola

Trasformare ragazzi di tutte le età in designer in erba può aiutare la scuola a trasformare il suo passo.
L’adozione del design thinking nella scuola primaria e secondaria è un tema dibattuto ormai da anni. Articoli e riflessioni nel web ci restituiscono vantaggi favolosi nel permettere ai ragazzi e ai bambini di sperimentare nuovi modi per affrontare i grandi temi, tra creatività e  collaborazione. Ai docenti vengono offerti, attraverso il design thinking, approcci innovativi alla didattica in formati sperimentali e al passo con i tempi.

Sussistono, però, alcuni ostacoli all’introduzione del design thinking nella scuola come modo di pensare e affrontare problemi complessi nel nostro paese: una cultura orientata ad un approccio teorico ai temi da trasmettere e la tirannia dei programmi didattici da svolgere.

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Premetto che ci sono docenti validissimi che cercano di cambiare lo status quo, ma la scuola italiana, come sistema, è poco incline alla sperimentazione, all’auto gestione dello studente e alla ricerca, conditio sine qua non per l’adozione del design thinking nei processi di apprendimento.

La seconda criticità è ancora un problema sistemico con il quale i docenti si scontrano regolarmente: la carenza di tempo, con programmi densi e complessi, introdurre argomenti e metodi nuovi diventa un’azione, sovente, eroica.

Evidenziate queste difficoltà che potrebbero essere sfide perfette di progetti di design thinking, vediamo in pratica come portare l’approccio di problem solving creativo tra i banchi di scuola con piccoli e adolescenti.

Breve inciso per i neofiti al tema: che cosa è il design thinking?

Cosa è il design thinking

Il design thinking è prima di tutto un modo di pensare e poi di affrontare qualsiasi tipo di problema. Il design thinking attraverso i suoi step di processo, i suoi strumenti e i suoi principi mette tutti in condizione di affrontare temi grandi e complessi, ma anche piccoli e personali. Lo fa abbattendo le regole fisse della progettazione, mettendo al centro le persone e i loro bisogni, coltivando la creatività, il gioco, l’ottimismo e trasformando ogni problema e ogni fallimento in una nuova sfida. Alla base, l’humus di questo processo consiste nella collaborazione e nel confronto generativo tra i giovani così che emerga una visione critica del tema, alimentata da ascolto ed empatia verso l’altro.

Il design thinking nella sua versione più completa si compone di 6 fasi: comprendi, scopri, sintetizza, idea, prototipa, condividi.

Dunque, da una parte abbiamo un argomento da affrontare nella classe dall’altra, attraverso il design thinking abbiamo gli strumenti e i metodi per affrontarlo: partecipando, ascoltando, costruendo sulle idee dell’altro, testando le soluzioni, identificando insieme ostacoli e nuovi modi di superarli.

È un modo molto diverso di conoscere e imparare perché lo studente si orienta da solo sull’argomento, si confronta con gli altri per acquisire nuova conoscenza ed esplora ogni possibile perché dello scenario da affrontare. Si parte dal presupposto che, ogni studente, ogni punto di vista ha un valore.

Il processo del design thinking e i suoi step

Il design thinking tra i banchi di scuola

Fino ad oggi soprattutto attraverso casi e articoli d’oltre oceano il design thinking a scuola viene applicato a sfide universali e contemporanee: gli studenti sono chiamati a sviscerare e risolvere macro questioni come: la scuola di domani, l’impatto del cambiamento climatico, la lotta allo spreco alimentare e così via. Ogni volta studenti, anche piccolissimi, organizzati in gruppi, fanno ricerca, vengono stimolati a far emergere conoscenza ed esperienza personale, sono guidati a esplorare fuori dall’aula, ad uscire nel mondo per poi ripartire dai dati da tramutare in idee che guardano al futuro. Saranno i prototipi, semplici, basici, a impatto zero che evidenziano il valore di quelle idee e mostrando da dove partire.
È qui che gli studenti comprendono la magia del design coltivando impegno e dedizione.
Qui iniziano a pensare da designer (ecco il design thinking!).

Ma come possiamo applicare tutto questo ai programmi richiesti dal Ministero dell’Istruzione?
Come possiamo metterlo in pratica nello studio di Manzoni, della 1. Guerra mondiale, di Hegel o delle civiltà del Mediterraneo per i più piccoli?


Con i ragazzi della scuola secondaria

Prima di tutto è necessario preparare il terreno. Il design thinking nella scuola chiede consonanza del corpo docente, chiede un impegno collettivo.

Preparare il campo

Identificati gli argomenti da affrontare è fondamentale che si riconoscano i nodi relazionali tra le materie. Si parte dal singolo argomento per allargare lo zoom ad una visione d’insieme. Fino a qui niente di nuovo.

Immergiti: la fase di allineamento e confronto

I ragazzi sono organizzati in gruppi. Stabiliti i temi ogni studente recupera individualmente le informazioni di uno o più aspetti dell’argomento. Si alterna un momento individuale ad uno collettivo.
Facciamo un esempio concreto. La classe sta affrontando la Rivoluzione francese, ad ogni team viene assegnato un aspetto: le condizioni delle classi più basse, il ruolo femminile, l’economia, la classe intellettuale e la scienza. Agli studenti vengono fornite le istruzioni per condividere la propria conoscenza attraverso regole precise. Quindi il gruppo sistematizza quanto raccolto separando le informazioni accertate da quelle supposte.
Il docente facilita il lavoro dei gruppi senza guidare i processi, sono i ragazzi che, attraverso le istruzioni e le regole di collaborazione trovano la forma del proprio lavoro di ricerca.

Scopri: la fase di approfondimento

Una volta che il team ha individuato dei pattern, sperimenta la fase successiva che è quella di colmare lacune e individuare gli aspetti meno evidenti.

Il gruppo di ritrova per lavorare ad una sintesi di quanto raccolto e genera cluster di senso che evidenziano le cause alla base dei problemi, delle azioni e degli eventi avvenuti. Questa fase genera mappe concettuali che diventano la struttura per la condivisione dei risultati.

Idea: la fase di stressing delle informazioni

Generalmente in questa fase si generano idee nuove al problema individuato. Qui gli studenti vengono sollecitati ad un pensiero divergente sull’analisi di scenari estremi.

Lo step di ideazione vede sempre il team protagonista che, forte della conoscenza acquisita, può immaginare scenari alternativi alla storia. Che cosa sarebbe successo se… cosa sarebbe avvenuto se i protagonisti o i luoghi fossero stati…
Tali sollecitazioni invitano gli studenti al pensiero critico e creativo che permette di stressare ulteriormente le informazioni e i dati acquisiti.

Prototipa e condividi: la fase dei risultati

In queste fasi finali i team presentano quanto elaborato attraverso rappresentazioni e storytelling innovativi tra fisico e digitale. Possono essere mappe interattive, prototipi di app, role playing.

Lo spazio collettivo diventa museo interattivo dove gli altri team, ma anche le altre classi, possono ascoltare e assistere a quanto scoperto. Tutti imparano, tutti ascoltano, tutti sono chiamati a identificare aspetti critici e deboli del risultato finale (testing), ma anche e soprattutto a godersi e stupirsi del contenuto che diventa forma e viceversa (prototipo).

Il design thinking chiede spazio e libertà di azione

 

Questo processo, se accuratamente progettato dal docente risulta breve e ritmato, gli studenti sono, infatti, chiamati a scadenze serrate e ad agire, via via, sempre più consapevolmente. I vantaggi sono quelli dello sviluppo di un pensiero sistemico che alimenta connessioni continue e inedite tra gli argomenti.

Incoraggia l’approccio analitico ai problemi, ma anche la necessaria capacità sintetica. Sostiene l’analisi delle fonti, la condivisione e l’ascolto, la responsabilità del proprio contributo e il proprio ruolo all’interno del gruppo.

Ecco allora che, per i giovani che si affacciano alla vita, il design thinking può diventare uno strumento importantissimo nella relazione con l’esterno, nella capacità di affrontare i problemi, nella conoscenza di sé stessi. Nel pensare che tutto può essere affrontato e risolto. Il design alimenta ottimismo e pensiero positivo.

Perché il design thinking è una vera e propria palestra che allena:

 

 

Con i bambini della scuola primaria

Il design thinking affonda le sue radici nel pensiero creativo, nelle infinite possibilità di soluzione e nel gioco come attività libera dalle regole, volontaria e di crescita.

Nel design thinking si re-impara a pensare come quando si era bambini (ricordate i mille perché?). La scuola primaria diventa allora un luogo per preservare freschezza e autenticità di un pensiero libero da vincoli e dai limiti del confronto con gli altri.

Qui l’insegnante è guida e facilitatore di processo. I bambini sono divisi in gruppi all’interno della classe, la sfida è un argomento del programma, ad esempio le stagioni e i cambiamenti climatici.

Ogni piccolo partecipante viene sollecitato dal docente a esprimere il proprio contributo attraverso strumenti di stimolo (foto, domande, disegni). Nel design thinking la visualizzazione ha un ruolo chiave, si ragiona e di discute visualizzando il pensiero espresso da ognuno.

Il design è fatto da storie. Foto di Pixabay da Pexels

Siamo nella fase di condivisione della conoscenza, i bambini partecipano costruendo un poster o un artefatto che raccolga le informazioni.

Le evidenze emerse (es. l’autunno è la stagione della pioggia) diventano domande da approfondire all’interno del gruppo, ma anche negli altri gruppi. L’autunno è la stagione della pioggia? Quanto piove da noi? è sempre stato così? È ovunque lo stesso? Che conseguenze ha la pioggia? Cosa favorisce?

Ogni piccolo partecipante raccoglierà la risposta dal membro di un altro gruppo. Questa è la fase del discovering, dell’ascolto, dell’empatizzazione e della scoperta. Significa coltivare la curiosità e l’empatia nei confronti dell’altro.
Allora ecco che i più piccoli potranno privilegiare le restituzioni visive e disegnare le risposte.

Il poster iniziale si arricchisce dei disegni e delle immagini che il docente avrà preventivamente preparato. Ogni poster (ma potrebbe essere anche un modello in 3D) diviso in quattro quadranti rappresenterà le stagioni e il cambiamento climatico in atto.

Ogni gruppo presenta alla classe le evidenze del poster senza nominare la stagione, tutti i piccoli studenti sono invitati al gioco: indovinare le stagioni rappresentate (fase di prototipazione e testing). L’attività si conclude con un giro di parola abilitato dall’oggetto che dà diritto alla parola (talking stick) per dichiarare cosa “ho scoperto, ho imparato, mi è piaciuto oggi” (fase del condividi).

Molto oltre l’aula scolastica

Quando le aule diventano focolai di ricerca e innovazione, l’impatto sulla persona ha implicazioni profonde. Gli studenti grandi e piccoli si allenano per diventare:

Quando il design thinking è parte del percorso didattico, le aule diventano crogioli dove ogni singolo apprendimento viene metabolizzato con un altro passo.

Affrontando questo viaggio, i giovani non solo imparano, ma si preparano al futuro, a dare forma ad un mondo migliore.

 

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Riferimenti utili, belli e gratuiti

Design Thinking in the Elementary School Classroom
https://edtech-class.com/2021/06/16/design-thinking-in-the-elementary-school-classroom/

What is Design Thinking? A Handy Guide for Teachers
https://www.makersempire.com/what-is-design-thinking-a-handy-guide-for-classroom-teachers/

Service Design per l’apprendimento: strumenti di design thinking per la progettazione didattica 2023 FEM
https://www.youtube.com/watch?v=WSf_fn-XHKM

Le tecniche di Italian writer teachers
https://www.italianwritingteachers.it/

Design thinking for educators (pdf)
https://page.ideo.com/design-thinking-edu-toolkit

Manuale di design thinking. Action for Future (pdf)
https://actionforfuture.eu/wp-content/uploads/2022/11/Italian-Action-for-Future.pdf

Scuola aumentata
https://www.scuolaaumentata.it/

Affidiamoci ai “testi maestri”
https://blog.mestierediscrivere.com/2023/04/27/testi-maestri/

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